Questa mattina, quando da lontano ho visto quella grande balla di fieno avvolta nella sua protezione lucente, ho pensato che assomigliasse alla luna, caduta in terra e rotolata sotto al vecchio castagno.
Ho immaginato che il cielo volesse invitare ad alzare lo sguardo e a ricordare che siamo nel mezzo, il punto perfetto…. la Terra tra cielo ed inferi.
Ci troviamo, in effetti, anche nel mezzo di grandi cambiamenti che ci impauriscono e ci chiudono, ci impediscono di inserirci nel fluire naturale ed eterno.
Jung aveva descritto mirabilmente, nel Libro rosso, cosa accade quando una crisi personale o sociale ci colpisce e ci soccorre il filo ininterrotto dell’inconscio collettivo.
Allora, nel 1913, l’immane tragedia della Prima Guerra Mondiale era nell’aria e le anime più sensibili coglievano questo “spirito del tempo”, lo Zeitgeist che può travolgerci o, appunto, soccorrerci.
Persino Jung rischio’ di esserne travolto quando ebbe la prima visione, durante un viaggio in treno, dell’area che oggi e’ chiamata Europa travolta da una spaventosa inondazione. Altre ne seguirono, ma non ci volle molto tempo perché comprendesse che la “premonizione” era la voce dell’inconscio collettivo che aveva intercettato e gli preannunciava quello che sarebbe successo.
Oggi, a molte anime sensibili succede la stessa cosa.
L’interdipendenza che ci lega a più livelli e’ la nostra più grande salvezza, la prova che siamo individuo e l’umanità intera in un corpo.
E’ importante alzare gli occhi, allargare lo sguardo, ampliare con ogni sforzo le nostre percezioni e non cedere alla paura.
Chiuderci si, ma solo alle informazioni che manipolano e vogliono condurci da qualche parte, contro il nostro più profondo sentire.
Siamo molto più antichi di quello che crediamo ed abbiamo in noi infinite risorse per affrontare anche questo periodo che ci appare sconvolto e sconvolgente.
Sta a noi ritrovare la profonda libertà interiore che abbiamo e attuarla nella vita pratica.
“…Il 31 luglio ( 1914), appena terminata la mia conferenza ( ad Aberdeen ) , appresi dai giornali che era scoppiata la guerra. Finalmente compresi. Capii che i sogni e le visioni mi erano venuti dal sottosuolo dell’inconscio collettivo. Non mi restava che scoprire e convalidare questa scoperta . È questo ciò che cerco di fare da quarant’anni.”
Intervista di Mircea Eliade per ” Combat ” (1952), in Jung parla. Interviste e incontri. Adelphi. ( cit. da Libro rosso, introduzione di Sonu Shamdasani, pag. 202)
“La vita mi ha sempre fatto pensare a una pianta che vive del suo rizoma: la sua vera vita è invisibile, nascosta nel rizoma. Ciò che appare alla superficie della terra dura solo un’estate e poi appassisce, apparizione effimera. Quando riflettiamo sull’incessante sorgere e decadere della vita e della civiltà, non possiamo sottrarci a un’impressione di assoluta nullità: ma io non ho mai perduto il senso che qualcosa vive e dura oltre questo eterno fluire. Quello che noi vediamo è il fiore, che passa: ma il rizoma perdura.”
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